Oggi, Luna Nuova, nel giorno delle Ceneri, dopo il Carnevale, ho pensato di mettere in atto il processo opposto: smascherarmi.
Per farti sapere con chi hai a che fare quando vieni da me a fare Yoga, o partecipi ad un mio Ritiro, e forse per metterti un po’ in guardia.
Perciò eccomi qua.
Qualcuno definirebbe la fase in cui i trovo ” Involutiva”, sappilo!
Per più di 20 anni della mia vita ho studiato, letto tanti libri, ho fatto formazione e ho partecipato a corsi e seminari.
Ora mi sento un po’ saturo.
Ad un certo punto mi sono reso conto che la tazza era colma, e che non avevo più voglia di ascoltare parole e insegnamenti dei maestri che incontravo. Non perché non fossero belli o non li rispettassi, anzi, solo mi rendevo conto che quelle parole, quegli insegnamenti erano fiori sbocciati dalle loro proprie esperienze, bellissimi, ma non miei.
E così ho deciso di darci un taglio. Ho deciso di vuotare la tazza. Per vedere com’è da vuota, per vedere cosa succede se rimane tale.
Ho passato tanto tempo a seguire vari modelli di comportamento.
Sono stato vegetariano, vegano, salutista, mi curavo con l’omeopatia, meditavo e praticavo Asana ogni giorno.
Poi sono crollato.
Il sostenere modalità di altri, bellissime e funzionali ma non sempre direzionate alla mia natura mi ha sfiancato le spalle, mi ha smagrito la vita.
E così ho deciso di tornare indietro, all’inizio del sentiero, all’origine di ciò che mi ha spinto a diventare quello che volevo essere: un ricercatore spirituale.
E mi sono fatto male.
Si perché quando smetti i modelli di vita con cui ti corazzi resta il nucleo nudo, ed è pericoloso.
Ti metti in “pericolo di vita”, cioè di vivere davvero.
Soprattutto perché nello scoperchiare quel bellissimo vaso dipinto dalle belle parole con cui mi riempivo la bocca in quanto Operatore Olistico, ci ho trovato dentro un sacco di roba, complicata e irrisolta.
E sono arrivati i sintomi.
Prima non avevo quasi nulla, per anni non mi sono mai ammalato. E qualcuno penserà: ”Forse perché conducevi uno stile di vita più sano”.
Io dico che era perché non mi ero mai concesso di avvicinarmi ai miei inferi, perché non avevo mai guardato in faccia i miei “io”.
E quando questi hanno iniziato a parlarmi, o meglio, quando ho iniziato a vederli è stato un casino. Si perché mi hanno mostrato delle parti di me che nascondevo sotto il tappeto, delle pulsioni e dei desideri che ritenevo sporchi.
Mi ero allontanato dal Cristianesimo per liberarmi da certe catene, e mi ritrovavo imprigionato da altre fabbricate da me stesso.
Non che adesso sia completamente libero, anzi. Forse sto peggio di prima. Ma quantomeno so con chi ho a che fare quando mi guardo allo specchio.
E non sorrido se non c’ho voglia di farlo. E non ti dico che sto bene se sono a pezzi.
E non voglio più badare a ciò che pensi, non perché non ti rispetti o perché non rispetti ciò che dici, ma perché ti amo.
E mi amo, così profondamente che non ho più voglia di crearmi aspettative, di forzarmi per fare andare bene le cose.
Non per questo non ho bisogno di te, dei tuoi feedback, delle tue critiche. Si perché quando queste mi feriscono evidentemente qualcosa di giusto me lo stai dicendo.
Ora sto qui, esattamente come sono, la mia alimentazione è da onnivoro, bevo vino e birra moderatamente e ogni tanto mi rollo pure una sigaretta.
Amo la montagna infinitamente, il lavoro manuale mi rilassa e mi fa stare bene. Pratico Yoga con una modalità tutta mia, fatta solo di ascolto del corpo. E mi concedo il lusso di improvvisare non seguendo schemi e direttive ma la voce del mio sangue.
Trovo più insegnamenti nel silenzio degli alberi, dei piccoli fiori primaverili che per primi si mettono in gioco quando ancora il freddo attanaglia le notti.
E sono diventato un po’ più fannullone.
Così fancazzista che a volte la domenica, seppur fuori splenda il sole, io me ne resto a casa indolente. E non me ne vergogno. Non più.
Soprattutto perché penso che la cosa più sana che io possa concedermi, prima di qualsiasi altra rinuncia, sia di fare ciò che voglio. Non accade sempre, forse per fortuna.
Mi rendo conto però che se ad esempio vado a camminare per seguire un’idea o un impegno e non la voglia viscerale e intestina di farlo non mi diverto, e magari mi faccio anche male.
C’ho un demone dentro, anzi, più d’uno, ma come Milarepa non voglio combatterli con la rinuncia e la preghiera, ma farmeli amici con del Barbera e una ricca tavola imbandita.
E se ho voglia digiuno, altrimenti mangio. Se ho voglia leggo, altrimenti mi guardo un bel film.
Tanto mi sentirei ignorante comunque. Tanto mi sono accorto che i diplomi non sono mai abbastanza.
Tanto alla fine, come diceva quello, tignola e ruggine arriveranno a corrompere qualsiasi tesoro accumulato.
Molto meglio custodirlo nel posto dove tutto ha inizio e dove è iniziato anche il mio sentiero: il mio cuore.
Riparto da qui.
Ci sono due cose di cui vado molto fiero: l’essere mancino e l’essere un bastian contrario, profondamente scettico di tutto ciò che vedo o sento, specialmente in campo spirituale. E questo mi porta a toccare con mano, a sperimentare.
Non mi interessano le prove scientifiche, ma voglio testare tutto sulla mia pelle. Poi deciderò.
Intanto ti ringrazio, soprattutto se nonostante tutto apprezzerai non tanto la mia competenza, che comunque mi porto addosso, quanto il fatto che ti piaccia passare del tempo con me.
Pierpaolo Lombardi