Il viaggio è sempre romantico di per sè, a volte non è nemmeno importante la meta ma più lo spostarsi. Per chi come me poi è un “irrequieto” è importante pellegrinare, costantemente, non fermarsi troppo in un luogo. Un po’ come affermava Bruce Chatwin nel suo “Anatomia dell’irrequietezza”, quando spiegava questa sorta di amore per l’instabilità come di un bisogno arcaico dell’essere umano, il quale se troppo statico poi tende a degenerare, ad involvere.
Insomma da Saviore partii, non senza malincuore, lasciando Monica (che in realtà non ho quasi incontrato) e il buon Vasco, uomo di montagna, instancabile lavoratore. Quelli che ti fanno venire voglia di lavorare anche se sei in vacanza. Quegli uomini che in realtà non intendono nemmeno il lavoro come quella cosa da fare dal lunedì al venerdì, senza neanche tanta voglia magari, ma come di una costante giornaliera. Caratteristica che devi avere se vuoi lavorare nella natura, con l’agricoltura, con la pastorizia, con tutti quei mestieri che non hanno, non possono avere pausa.
La notte era trascorsa serena, era stata riposante, come lo sono le notti in cui davvero te la senti di riposare. Perché se non sei a posto, se non hai chiuso tutti i capitoli aperti al mattino, almeno dentro di te, il corpo non ha voglia di dormire.
La direzione era la Toscana, ma più o meno a metà strada mi venne voglia di mare, di quel mare di sfuggita, senza impegno, senza albergo, senza ombrellone, quel mare in libertà dove ti basta un costume (a volte nemmeno quello) e un salviettone (a volte nemmeno quello) e quindi a San Terenzo di Lerici, dove ero stato altre volte feci tappa pipì, ma soprattutto tuffo. Lì intorno sapevo esserci la Lunigiana, un altro luogo magico citato dal Priuli, ricco di incisioni, ma soprattutto di Stele, raffigurazioni in pietra sparse per le colline senza che qualcuno ci abbia capito qualcosa sul perché o sul per come, ma molto interessanti dal punto di vista storico, dal punto di vista delle rappresentazioni che iniziavo anch’io a chiamare estatiche. Non avevo molta voglia di passarci detto sinceramente, oltretutto non sapevo nemmeno esattamente dove andare, su internet non c’erano molte informazioni a riguardo; io avevo voglia della mia Volterra, e di incontrare l’Ombra della Sera, una statuetta etrusca simbolo della città stessa.
Quindi arrivo in spiaggia, poso il non necessario salviettone e mi faccio un bagno. E poi mi sciallo e quasi addormento al sole. C’è tanta gente ma in quel contesto, libero e solo non me ne frega molto, in fin dei conti siamo soli tra soli il più delle volte. Ad un certo punto, senza motivo arrivano delle onde potenti, non così potenti da fare male, ma così forti da inondare mezza spiaggia, non molto ampia in realtà. Il salviettone si bagna completamente e per poco il mare non si prende lo zaino con cellulare e portafogli. Mi ritiro su un muretto e metto ad asciugare il salviettone pensando di farmi un giro nel frattempo. Mentre faccio due passi mi fermo in un edicola attirato da un quotidiano locale e mentre lo guardo mi sento attratto da qualcosa alla mia destra: una colonnina con dei libri, uno dei quali, il più appariscente in realtà, parla, indovina indovinello, delle Stele della Lunigiana. Beh resto un po’ scioccato. Ora potreste prendermi per un credulone o chicchessia, e avete ragione. Ma la tentazione di credere che il Mar Ligure si fosse mosso a forza per farmi spostare dalla spiaggia, per poter passeggiare e passare da quell’edicola e vedere quel libretto era forte. Insomma non potevo far finta di ignorare quel segnale. Sono così tornato all’auto e sono partito immediatamente. Sul libretto c’erano indirizzi precisi di un museo dove vedere le Stele. Una piccola deviazione mi avrebbe portato in Lunigiana, Volterra poteva aspettare, ci potevo arrivare tranquillamente in serata, senza fretta, viaggiando al fresco.
Pierpaolo Lombardi