Questa volta sono un po’ indolente e fatico ad iniziare come si deve questo nuovo anno. Raramente mi accade, io sempre a fare fare e fare.
Sono in ritardo coi riepiloghi vari, con il tirare le somme dell’anno passato per esempio.
Questo forse perché un caro amico l’estate scorsa mi ha spiegato che è meglio ricapitolare ogni sera, magari prima di dormire, dice che perdi meno pezzi per strada.
Sono in ritardo persino coi buoni propositi, anche se, a dire la verità, a ‘sto giro non è che me ne freghi molto.
Anche perché sono tanto bravo a riempire pagine di proponimenti quanto a dimenticarmene già verso la fine di gennaio.
E poi mi frustro.
E poi mi sento un uomo di poca volontà.
E allora faccio a meno.
Tanto alla fine ho capito che con i “vorrei” non vai da nessuna parte, credo che l’Universo nemmeno li consideri nel computo generale. Il condizionale non funziona, presuppone sempre un “se”, che è quello che poi nasconde la vera profonda volontà.
Certo, con i “voglio” è meglio, ma hanno un prezzo, esiti del tutto inaspettati che poi magari ti fanno pentire.
Persino Top Dollar ne “Il Corvo”, scimmiottando malamente Oscar Wilde ricordava che bisogna stare attenti a ciò che si desidera perché lo si potrebbe ottenere.
E allora per quest’anno ho deciso che proverò a non interferire con la Vita. Proverò ad abbandonarmi a certe intuizioni, a non chiedere nulla, a non calcolare prevedere ragionare. Non fissarsi troppo su qualcosa porta ad aprire lo sguardo su un panorama più ampio e forse è più semplice vedere certi segnali.
E poi io impazzisco per le sorprese (sappiatelo se volete farmi un regalo?): l’inimmaginabile ha sempre un sapore più intenso.
So che certi “allenatori” spirituali non saranno d’accordo con me, ed è vero, ci vogliono obbiettivi a medio e lungo termine, ma quest’anno preferisco ricordare quel detto Sufi e non far ridere troppo Allah raccontandogli i miei progetti. Voglio tornare ad assaporare la felicità della libertà di un viaggio senza meta.
Il fare questo però richiederà meno paura.
Meno paura del tempo, che a volte non basta mai, altre volte invece non passa e ti ritrovi ad annoiarti e a riempire l’attesa di cosette inutili.
Meno paura di soffrire anche, perché a volte abbandonarsi può portare dolore, qualsiasi declinazione vogliamo dare a questa parola.
Si tratta di aprire la conchiglia all’Oceano insomma, come diceva Rumi, il che comporta rischiare: rischiare vulnerabilità, un’apparente debolezza, il fatto che qualcuno intravedendo un’apertura possa colpire, e colpire duro, il fatto che qualcosa di molto intenso e incontrollabile possa entrare e far crollare tutto quanto.
Certo la paura è utile, è un allarme che si accende quando ci avviciniamo a contesti persone esperienze che ci ricordano schiaffi, e ingiustizie, e sanguinamenti non ancora guariti, e allora piuttosto che rischiare l’ennesimo squarcio, o la reputazione, ci proteggiamo come meglio possiamo, essendo cattivi a volte.
Ma quest’anno oserò un po’ di più, perché a volte arriva quel balsamo giusto che può guarirti per davvero.
Insomma, Luna Nera a voi.
Sole e pioggia in faccia a voi.
E l’augurio di sprofugare ogni tanto.
Pierpaolo Lombardi